Santa Esmeralda

Tra tutte le canzoni anni 70 e 80 ce ne sono alcune che non possono mai mancare in qualunque scaletta di musica revival, sia essa incentrata per tutta la serata o solo per una piccola parte di essa. Stayin’ alive, Born to be alive, You make me feel sono tra queste ma una in particolare è l’immancabile inno agli anni 70 e al divertimento di una festa che si rispetti. Stiamo parlando ovviamente della fantastica “Don’t let me
be misunderstood”, hit colossale che portò alla ribalta in tutto il mondo un gruppo sino ad allora sconosciuto: i Santa Esmeralda. Sono loro che, insieme a qualche altro nome celebre della disco anni 70, avviano il successo della latin disco e premono la mano su un tema caro alla disco music targata seventies (vedi i Boney M): la figura macho.

I Santa Esmeralda sono essenzialmente una persona: Leroy Gomez. Nato a Cape Cod nel Massachussettes comincia a suonare seriamente già all’età di 14 anni e in breve collabora con grandi artisti del calibro dei Tavares e, trasferitosi a Parigi divenuta sua seconda patria, Patrick Juvet, Gilbert Becoud, Laurent Voulzy,…

Nato come eccellente sassofonista (protagonista in “Goodbye Yellow Brick Road” di Elton John) dà una svolta alla sua carriera e alle sale da ballo di mezzo mondo quando intuisce il perfetto conniubo tra rock e disco music, tra ritmi gitani e sound “moderno”. Nasce Don’t let me be misunderstood, originariamente di Nina Simone,
successone da 15 milione di copie! L’incessante e ritmico battere di mani iniziale è uno dei simboli della disco music e del Revival in genere. E come tradizione disco la versione completa, lunga ben 14 minuti, è un travolgente
incedere di ritmi latini trascinanti.

I Santa Esmeralda non seppero ripetersi allo stesso livello di Don’t Let me be misunderstood (d’altronde
eguagliare un successo del genere era opera improponibile) ma “House of the rising sun” (dai The Animals) e Gloria (dei Them) mantengono il carisma e la qualità del primo successo. Non male anche la loro partecipazione a uno dei
film cult sulla disco music: “Thank God It’s Friday”. La loro “Sevilla nights” non è che una conferma.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>