Cinque motivi per cui ho amato Breaking Bad

Ieri,  29 marzo 2015, ho finito di vedere l’ultima puntata di Breaking Bad, Felina. Un anno e mezzo dopo la trasmissione originale in USA.

Lo avevano detto in tanti. Una delle migliori serie TV di sempre, se non la migliore. L’emblema di come il prodotto “serie TV” sia ormai diventato così maturo da eguagliare e persino superare il prodotto “cinema”.

A leggere semplicemente la trama non riuscivo proprio a capire cosa ci fosse di così straordinario. Ma poi l’ho capito.

I primi episodi e poi via, stagione dopo stagione, con un crescendo di esaltazione, alla faccia di Lost e di quelle serie TV che mandano tutto in vacca, un pò perchè gli autori non ci capiscono più nulla, un pò perchè la smania del soldo vince sulle idee e sulla qualità del prodotto.

Ce ne sarebbe da dire tanto ma poi in fondo basta immergersi nella visione. Chi ha visto e ha apprezzato sa di cosa parlo. Chi ancora non l’ha fatto potrà appurare coi suoi occhi e le sue orecchie. Mi limito a elencare i cinque punti chiave che elevano Breaking Bad a prodotto CULT forse come nessun altro prima:

  1. E’ autorevole
    non siamo più al buonismo delle serie tv anni 80 o 90. Qui è subito chiaro che non si scherza e non c’è limite al peggio (o al meglio). Nessuno sconto per nessuno. Ed è lì che rimani sempre sulle spine perchè non sai mai come andranno le cose un secondo dopo. Spara o no? Muore o resta vivo? Lo fa o non lo fa? Bastano alcuni sguardi e te la fai nelle mutande.
  2. Realistico. Sempre.
    prendi Lost. Storia fighissima. Almeno agli inizi. Ma ci trovi le top model in canotta con la teenager che si trucca e prende il sole a due giorni da un disastro aereo.
    Qui invece tutto ha un senso (escludendo l’ultimissima soluzione alla McGyver per cui son disposto a chiudere un occhio grazie all’autorevolezza del punto uno). Cinica e cruda realtà di un mondo non lontano dal nostro. Drammi, gioie e dolori familiari che ci toccano e sensibilizzano. Una recitazione monumentale per cui non sapresti stabilire a chi daresti personalmente il tuo Emmy: Bryan Cranston o Aaron Paul? Per non parlare degli altri…
  3. Completo
    parte che sembra quasi (QUASI) una commedia. Si ride spesso ma con riso amaro. E’ drammatico. Senza il minimo dubbio. E lo è sempre di più. Clamorosamente nelle ultime tre puntate. E’ persino splatter. Ma anche thriller: quanti colpi di scena? Ansie? E’ tutto là dentro.
  4. Coerente
    Lost si è autolesionato in modo assurdo. E un pò tutte le serie TV rischiano di perdere il filo. Per la lunghezza. Per i soldi che arrivano a valanghe, se all’inizio centri la storia giusta. Perchè non puoi essere sempre al 100% in 45 minuti a puntata per 62 episodi. Invece Breaking Bad compie un miracolo: rimane sè stesso fino alla fine. I personaggi si evolvono. Maturano, cambiano in funzione di eventi incredibili come succederebbe nella realtà, ma senza mai stravolgersi con soluzioni insensate. Tutto ha una logica e la prima cosa che si pensa alla fine è: Gilligan aveva in mente tutto fin dall’inizio. Se l’era studiata proprio così.
  5. E’ dannatamente cool
    Si, proprio COOL. Figo. Riprese da posti impossibili. Grandangolare e time-lapse a go-go. Non ricordo una sola canzone o musica stonata con la scena. Citazioni esemplari. Una lentezza meravigliosa, silenzi che valgono mille parole, sguardi intensi e azione frenetica nei momenti salienti. Dubbi mistici: chi è alla fine il vero protagonista? White o Jesse? Chi il vero figo della situazione? White o Hank? Chi il personaggio mito? Saul o Mike? Straordinario.

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