Dtt o Ddt?

Si parla sempre più insistentemente di Dtt, la sigla che ricorda quella del fantomatico pesticida ma che in realtà identifica il “digitale terrestre”, questo miracoloso sistema che avrebbe dovuto portarci in una nuova era televisiva e che invece non solo stenta a decollare ma rischia persino di naufragare.

La Sardegna, come spesso accade in questo genere di cose, sta facendo da cavia per l’introduzione di questa nuova tecnologia che, come ormai anche i muri sanno, permette di usufruire della tv mantenendo le vecchie antenne ma introducendo decoder integrati o meno negli apparecchi televisivi. A fronte di che? Di una scelta più ampia di canali tv, di una migliore qualità di ricezione e dell’interattività col sistema televisivo. Almeno questo è quanto ci è stato detto finora.

A qualche mese dal famoso “switch-off” (spegnimento delle trasmissioni analogiche, quelle tradizionali, in tutto il territorio della Sardegna) e con l’avvicinarsi del passaggio al digitale di tutto il resto della penisola, è ora di cominciare a dare un pò di giudizi sul servizio.
E’ stata la scelta giusta?
Cosa ci abbiam guadagnato a passare dall’analogico al digitale?
E’ davvero la soluzione migliore esistente o comunque da percorrere?

Non è il caso di essere necessariamente catastrofici però nemmeno trionfalistici. Alla fin fine c’è troppa “puzza” di bruciato in giro e il sospetto che il sistema avvantaggi qualcuno piuttosto che l’intera comunità rimane… Ecco a grandi linee perchè:

  • i canali sono effettivamente aumentati. E se è vero che della maggioranza di loro ne potevamo francamente fare a meno alcuni non sono male (Rai 4, Iris, Sport Italia ad esempio).
  • la ricezione rimane un punto debole. Tutti denunciano o hanno denunciato almeno un problema con i canali: reti che vanno e vengono; trasmissioni a singhiozzo; ricezione non ottimale (classici “quadrettoni” sull’immagine dovuta alla scarsa qualità del segnale digitale), decoder a basso costo non proprio affidabili.
  • l’interattività fa pena. O serve per intortarci di pubblicità o per fornirci informazioni ridondanti che troveremmo su Google in mezzo secondo… Ma si può sempre sperare che prima o poi migliori.

Il vero problema però sono le alternative. Il digitale terrestre è veramente la scelta giusta da giustificare milioni di euro di investimenti? Come si pone nei confronti delle altre tecnologie, presenti o in via di sviluppo come il satellitare e la Web TV?

Rianalizziamo i punti chiave:

  • la pluralità dei canali è una caratteristica ormai propria di ogni tecnologia. Con una qualunque parabola e un decoder a basso prezzo è possibile ricevere migliaia di canali da tutto il mondo. Sky offre un pacchetto di contenuti attualmente imbattibile seppur a pagamento. Internet è potenzialmente in grado di offrire una scelta virtualmente infinita.
  • la qualità del segnale è per Sky un sicuro punto di forza. Il satellite è ricevibile pressochè ovunque e senza l’esigenza di ripetitori nelle vicinanze. Non è un caso che il numero di abbonati Sky siano in aumento in Sardegna da quando è avvenuto lo “swich-off” anche per la difficoltà nella ricezione tramite le antenne tradizionali. Per Internet il problema si complica. Molti paesi in Italia non sono ancora collegati con l’adsl e persino grandi città non hanno connessioni a banda larga sufficientemente potenti da poter garantire il flusso di dati richiesto dalle tecnologie tv. Ma questa è un’arretratezza tutta italiana destinata comunque ad essere superata perchè il futuro è nella “connessione”, cablata o wifi (specie “max”) che sia. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto un km quadro di Italia viene potenziato sotto il punto di vista della cablatura Internet.
  • l’interattività è prevista anche nelle tecnologie satellitari e Sky, forte dell’esperienza ormai maturata e dei colossi distributivi che ne compongono l’offerta, è una spanna avanti al digitale terrestre. Basti pensare alla possibilità di scelta delle inquadrature (GF e Formula 1) o ai canali audio. Per Internet non c’è ovviamente bisogno di aggiungere niente a riguardo…

In definitiva il dtt sembra uscirne un pò maluccio e non è un caso forse che Sky abbia in realtà aumentato il numero di abbonati e possa quindi persino avvantaggiarsi dall’entrata in scena di un suo potenziale nemico.
L’assurdo però è rappresentato da ben due cose: la prima è che tutto questo si sapeva già al momento dell’uscita del dtt e la seconda è che ancora, perlomeno in Italia, nessuno pensi davvero a investire realmente su quella che è la vera alternativa e che sicuramente sarà il vero futuro prossimo venturo: la tv via Internet.

Esiste un metodo semplicissimo per capire in un secondo, massimo due, la veridicità di tutto questo. Ed è quello di “googlare” cercando film in streaming… In un attimo ci si spalanca un oceano sterminato di titoli di tutti i tipi, in qualsiasi lingua da visionare seduta stante sul proprio PC. Tutto questo è per buona parte illegale e ovviamente il mio non vuole certo essere un incitamento alla pirateria. Quello che però è importante capire è proprio il nocciolo della questione, ovvero la potenzialità del sistema: con un paio di click con Internet è possibile avere a disposizione un’offerta inifinita in qualsiasi momento e con una qualità giorno dopo giorno sempre migliore. Un mezzo straordinario dove tutti possono contribuire e dove l’interattività è persino innata nello strumento!

Alice Home Tv, Tiscali Tv sono solo un cenno di quello che ci spetta: la scelta diretta di quello che si desidera vedere: film, sport, serie Tv, documentari. Quando ci viene più comodo, senza interruzioni e con la possibilità di fermare e riprendere la visione come meglio crediamo. Per ora le “adsl tv” italiane non hanno avuto grande fortuna ma non per l’idea di fondo quanto perchè gestite male:

  • offerta di contenuti troppo povera
  • costo dei contenuti “pay per view” eccessivo
  • qualità del servizio ancora da migliorare

Ma pensate a Youtube, a Vimeo, oppure semplicemente alle emittenti stesse che distribuiscono sulla rete i video dei loro programmi (le iene, scherzi a parte). Pensate appunto a quei canali pirata che offrono una quantità sconfinata di programmi, quelli che veramente ci interessano, alla portata di click e capirete che quello non può che essere necessariamente che la soluzione più appropriata. Quello che è successo con la musica tramite iTunes non potrà non verificarsi con il cinema e più in generale con la tv. Ma quanto tempo ancora dovremo aspettare prima di superare gli attuali interessi che mirano a proteggere i sistemi già in uso?

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